SIAMO ALLE SOLITE: TRA ANNUNCI, RETROMARCIA, RINVII E SILENZIO ASSOLUTO, IL MINISTERO DELL’ISTRUZIONE SI CONFERMA INCAPACE DI PIANIFICARE E FISSARE UN CRONO-PROGRAMMA DEGLI ADEMPIMENTI TEMPESTIVO E DILUITO.

MAGGIO SI CONFERMA IL MESE DEL CAOS PER IL PERSONALE DELLA SCUOLA. 

Se fossimo in un paese normale… ma non ci è dato neanche più sperarlo. 

Se fossimo un paese normale, un settore come la Scuola che vive di una serrata ma sistematica serie di adempimenti annuali-biennali-triennali,  e quindi di un’elaborazione continua di decreti, ordinanze, bandi e provvedimenti, sarebbe gestito da un apparato politico-amministrativo in grado di dare certezze e assicurare a tutti un tempo adeguato per recepire, elaborare, chiarire, provvedere. 

Invece si procede un po’ come l’anno scolastico italiano: una corsa precipitosa e affannosa. 

Conosciamo tutti ormai le scadenze, la complessità dei procedimenti: formazione dell’organico di diritto e poi di fatto (che tra l’altro pochi uffici si prendono ormai la briga di pubblicare); reclutamento tramite graduatorie varie e concorsi; graduatorie interne; mobilità e mobilità annuale. Una lunga serie di scadenze che corre parallela alle scadenze della vita scolastica del personale docente e amministrativo.

Il tutto condito dalla cronica carenza di personale delle segreterie, in alcuni casi degli uffici scolastici, dalla piaga delle reggenze e dallo scandalo di classi che restano per settimane senza supplenti dei titolari assenti, coperte da un balletto di personale con ore di “potenziamento” (il vero scopo della buona scuola), docenti di sostegno tolti agli alunni, ma anche spezzettate e ridistribuite in barba a qualsiasi normativa per la sicurezza. Perché, diciamolo a chiare lettere, non tutte le leggi hanno lo stesso valore: il divieto di nomina dei supplenti per un periodo inferiore a 10 giorni nella secondaria ha più forza di legge del rispetto della normativa sull’inclusione o sulla sicurezza. 

Certo, la responsabilità di queste prassi sarebbe anche dell’utenza che raramente protesta per le cose importanti. 

Ignaro di e indifferente a tutto ciò il Ministero ad oggi, 24 aprile, ancora non emana l’ineffabile Ordinanza di aggiornamento delle GPS, graduatorie che interessano circa 250.000 docenti precari, ma anche il personale di ruolo.

Latitante, il Ministero lascia ai siti dedicati alla scuola la pubblicazione di tutti quei dati che possono orientare gli interessati : graduatorie esaurite, scadenza domande dei vari bandi dei tanti atenei ecc.

Il maggio scolastico si prospetta dunque un vero inferno perché una serie di scadenze non sono più rinviabili: aggiornamento graduatorie provinciali dei docenti; pubblicazione dei risultati della mobilità (e relativa lavorazione di eventuali reclami avverso i movimenti); pubblicazione da parte degli uffici scolastici dei bandi per il concorso ATA (l’inserimento, aggiornamento della 1° fascia, la fascia di coloro che hanno raggiunto almeno 24 mesi di servizio). Non dimentichiamoci della famosa 3° fascia ATA.

Nel frattempo continua la saga dei percorsi abilitanti: lasciato fuori per quest’anno il personale di ruolo che sperava di poterli frequentare per chiedere la mobilità professionale, in meno di due settimane gli atenei sono riusciti a far partire a marzo una delle tre tipologie dei percorsi da 30 CFU (altra suddivisione cervellotica quanto il renziano FIT). 

Siamo a fine aprile ed è parso al Ministero, momento propizio per emanare il decreto autorizzatorio con i posti previsti per i percorsi abilitanti da 60 CFU e il collegato decreto che disciplina la riserva dei posti. 

Adesso gli atenei dovranno pubblicare i relativi bandi e, nel frattempo, gestire le domande di iscrizione alle prove del TFA sostegno IX ciclo che, con un colpo di bacchetta magica, il Ministero ha fissato dal 7 al 10 maggio a distanza di poco più di un mese dall’emanazione del decreto che autorizzava le università ad attivare il corso. 

A maggio, per chi non lo sapesse, a scuola inizia la corsa finale per la conclusione delle programmazioni, dei “progetti” la valutazione, gli adempimenti propedeutici per gli esami di stato, le “manifestazioni” di fine anno. 

Le università non hanno certo maggior respiro ma devono darsi da fare anche loro nel migliore o peggiore dei modi se non vogliono perdere i finanziamenti che il governo ha scaricato sui precari della scuola: dai 2700 ai quasi 4000 euro per un TFA sostegno; dai 1500 ai 2500 euro per un percorso abilitante. 

I precari italiani finanziano le università. 

Non spetta a noi chiarire i motivi di questi continui ritardi, rinvii e incapacità organizzativa politica e amministrativa. 

Se ci sono dei retroscena, quali la questione delle supplenze per chi ha il titolo estero in attesa di riconoscimento, o altre motivazioni, sarebbe dovere di chi partecipa a trattative o viene costantemente informato dal Ministero, chiarire la situazione ai lavoratori e anche adoperarsi affinché le cose cambino. 

Ma non leggiamo né ascoltiamo nulla al riguardo. E’ più conveniente fare proseliti rilasciando pubblicando e ripubblicando video di chiarimenti, indicazioni, istruzioni e suggerimenti, nell’attesa delle scadenze.

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