La Camera dei deputati ha approvato il 30 dicembre la Legge di bilancio per il 2022. Stanziamento previsto per l’Istruzione: 900 milioni.
Vediamo le singole misure previste.
Proroga dei contratti di docenti e ATA assunti temporaneamente come organico aggiuntivo (Covid) per l’emergenza sanitaria: 400 milioni. Lo stanziamento è comunque insufficiente per cui è stata momentaneamente prevista la proroga al 31 marzo, in attesa di un nuovo finanziamento che consenta la proroga fino al termine delle lezioni. Ribadiamo che questo organico considerato “aggiuntivo” e legato all’emergenza si è rivelato già dall’anno scorso indispensabile e appena sufficiente per il funzionamento delle scuole dal punto di vista organizzativo, gestionale e didattico; questo perché le scuole italiane sono da sempre sotto organico e l’aumento dovrebbe essere strutturale. La pandemia avrebbe potuto essere l’occasione per ripensare gli spazi della nostra scuola e il numero degli alunni per classe, e di conseguenza la dotazione organica non solo in quanto misure di contenimento del contagio, ma quali condizioni imprescindibili di un serio miglioramento della qualità del nostro sistema di istruzione. Ennesima occasione sprecata.
Valorizzazione della professionalità dei docenti: 300 milioni per il 2022 e a regime per i prossimi anni.
Ancora un fumoso fondo per la valorizzazione di un lavoro che deve semplicemente essere riconosciuto e pagato in modo equo. Per far questo, però, occorrerebbe modificare quel capolavoro di ipocrisia costituito dal CCNL scuola, nello specifico dagli articoli 28 e 29. Il lavoro e gli orari di lavoro sono aumentati esponenzialmente, ma la retribuzione è rimasta tra la più basse d’Europa. Ancora uno stanziamento per premiare la “dedizione all’insegnamento” che nasconde la vergognosa compressione del salario dei docenti e del personale ATA senza che ci sia alcune segnale di un’inversione di rotta. Si prosegue dunque lungo la strada fallimentare iniziata con il decreto Brunetta del 2009, con il quale si intendeva inaugurare un “sistema premiale” che avrebbe dovuto collegare l’aumento stipendiale al “merito” ma che si concretizzò l’anno successivo con il semplice blocco dei contratti per contenere le spese in materia di pubblico impiego. Nel frattempo furono eliminate due fasce stipendiali. Successivamente Monti pensò di collegare gli aumenti stipendiali all’autovalutazione di istituto (INVALSI) ma nulla fu fatto fino al bonus docenti della Buona scuola renziana mentre proseguiva il saccheggio del Fondo di istituto per restituire gli scatti tolti a partire dal 2010. Il contratto sarà riaperto dopo 10 anni con aumenti irrisori. Il Bonus renziano è stato poi lentamente smantellato, come parte della Buona scuola, visti i risultati: pochi spiccioli al termine di inadeguate e farraginose procedure di “valutazione” che hanno creato soltanto confusione tra la remunerazione per attività aggiuntive svolte in aggiunta all’orario contrattuale, la partecipazione all’organizzazione e alla gestione della scuola e il chimerico “merito” che dovrebbe riferirsi esclusivamente alla qualità del lavoro del singolo docente, ma che nessuno sa come misurare. Dieci anni di esperienze fallimentari non sono stati sufficienti a far cambiare rotta. Una vergogna.
A fronte dei 300 milioni per i circa 800.000 docenti di ruolo, 28,23 milioni per il 2022, 45 milioni per il 2023 e 20 milioni, a regime, dal 2024, per il Fondo unico per la retribuzione di posizione e di risultato dei dirigenti scolastici. Ci pare un’equa e proporzionale distribuzione dei fondi. Il fatto che i Dirigenti Scolastici non siano ancora equiparati agli altri Dirigenti della PA, sebbene svolgano spesso un compito molto più complesso è un discorso a parte, che va affrontato nella sua gravità e complessità, non ultima la questione di una formazione adeguata al compito.
40 milioni a supporto delle scuole per il dimensionamento scolastico: anche per gli anni scolastici 2022/2023 e 2023/2024 il numero minimo di 600 studenti, 400 nelle piccole isole e nei comuni montani, che le istituzioni scolastiche devono raggiungere per avere un proprio dirigente scolastico e un direttore dei servizi generali e amministrativi, resta abbassato a 500 studenti (300 in isole e comuni montani), così come era accaduto per il 2021/2022. Gli attuali tetti nella composizione di ciascuna classe (DPR 81/2009) potranno essere derogati per ridurre l’affollamento, in particolare negli istituti che si trovano in aree di maggior disagio e in cui gli indici di dispersione scolastica sono più elevati.
Dopo aver eliminato con un colpo solo 4000 autonomie scolastiche nel 2011 e aver continuato per 10 anni a tagliare ed accorpare con effetti talora disastrosi per le reti scolastiche locali, creando anche mostri con più di 10 plessi sparpagliati in territori mal collegati, si “concede” una riduzione temporanea ed emergenziale dei parametri.
Tre milioni all’anno, a regime, vengono messi a disposizione per il funzionamento delle scuole situate su piccole isole con lo scopo di dare maggiori indennità agli insegnanti che lavorano in queste sedi più difficilmente raggiungibili.
Il fondo per il miglioramento dell’offerta formativa delle scuole è incrementato di 89,4 milioni annui a decorrere dal 2022 per il personale docente, ma il FIS è stato sistematicamente depredato da circa 10 anni.
Sono previsti 20 milioni, per il 2022, per il supporto psicologico delle studentesse, degli studenti e del personale, anche in risposta a quanto vissuto durante l’emergenza Covid. Anziché analizzare e individuare misure idonee a migliorare l’ambiente di lavoro e ridurre il rischio di stress da lavoro, ormai un’evidente e innegabile realtà che coinvolge tantissimi docenti di tutti gli ordini di scuola, si propone uno sportello psicologico anche per il personale, funzionale allo stato di emergenza.
Riconosciamo, tuttavia, che l’inserimento dei maestri della primaria, tra la categoria dei lavori usuranti costituisce un timido segnale di presa di tardiva presa di coscienza delle pressioni e dello stress cui i lavoratori della scuola sono quotidianamente sottoposti. Questo personale potrà beneficiare dell’anticipo pensionistico: raggiunti i 63 anni d’età con 30-36 anni di contributi, i maestri potranno ritirarsi e usufruiranno di un assegno ponte sini al raggiungimento dei requisiti per la piena pensione (67 anni). Tale anticipo arriverò al massimo a 1.500 euro lordi al mese per 12 mensilità.
PENSIONI. Eliminata la cosiddetta “quota 100”, dal 1° gennaio 2022 al 31 dicembre 2022 sarà introdotta la “quota 102”: si potrà andare in pensione a 64 anni e con 38 anni di contributi. Anche accedendo con la quota 102 resta il divieto di cumulo redditi da lavoro pensione, la facoltà di utilizzare la contribuzione mista per raggiungere il requisito contributivo di 38 anni (tranne la contribuzione presente nelle casse professionali), come sono confermati i termini di pagamento del trattamento di fine rapporto. Si conferma, inoltre, che il diritto conseguito entro il 31 dicembre 2022 possa essere esercitato anche negli anni successivi (cristallizzazione). Si rinnova di un anno “opzione donna”: ne possono beneficiare le lavoratrici che entro il 31 dicembre 2021 compiono 58 anni di età e 35 anni di contributi. Confermato il regime di differimento nella percezione del primo rateo pensionistico (la cd. finestra): 12 mesi per le dipendenti. Il personale delle scuole potrà fare domanda entro il 28 febbraio 2022.
Insegnamento dell’educazione motoria nella scuola primaria: la legge di bilancio fa espresso riferimento al Piano nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) che si pone l’obiettivo di “potenziare le infrastrutture per lo sport e favorire le attività sportive a cominciare dalle prime classi delle scuole primarie”. L’art. 109 ne definisce le finalità: promuovere nei giovani l’assunzione di comportamenti e stili di vita funzionali alla crescita armoniosa, alla salute, al benessere psico-fisico e al pieno sviluppo della persona. L’educazione motoria sarà affidata a docenti forniti di idoneo titolo di studio e iscritti nella correlata classe di concorso “Scienze motorie e sportive nella scuola primaria”. Si accederà a questa classe di concorso a seguito del superamento di specifiche procedure concorsuali abilitanti. I titoli di studio sono gli stessi previsti per l’insegnamento di motoria nella scuola secondaria ma il docente sarà equiparato ai docenti del medesimo grado di istruzione. Il contingente dei docenti di motoria, a invarianza di dotazione organica complessiva, sarà determinato in ragione di non più di due ore settimanali di insegnamento aggiuntive salvo che per le classi che adottano il tempo pieno dove saranno svolte in compresenza. I posti saranno coperti per concorso per titoli ed esami abilitante bandito nel 2022 e 2023. Sarà coinvolto il biennio finale. Si parte, nel 2022/2023, con le classi quinte, nel 2023/2024 si proseguirà con le quarte.
Una storia infinita quella della necessità di far svolgere attività motoria dalla primaria, in un Paese dove mancano le strutture o quando ci sono non sono sufficienti (vedi gli istituti comprensivi con una sola palestra, spazi esterni assenti o inadeguati e plessi senza alcuna struttura), e dove nonostante anni di previsioni ancora non si era previsto di affidare la disciplina a docenti formati.
D’altro canto nonostante l’inserimento della lingua inglese alla primaria risalga ormai al 2004 la disciplina di tale insegnamento è nel caos riguardo a chi debba occuparsene, visto che è affidata a specialisti, specializzati, ma anche docenti completamente sprovvisti di requisiti che si limitano a firmare una dichiarazione di disponibilità a sottoporsi a specifica formazione. Tutto questo anche per problemi di natura contrattuale (stipendiale) mai affrontati.
Esami di Stato: la legge prevede, al pari dello scorso anno, il potere di ordinanza sugli Esami di Stato, sentite le Commissioni parlamentari, per il Ministro dell’Istruzione, in ragione dell’emergenza sanitaria. Vediamo se il Ministro anche quest’anno, distruggerà il lavoro svolto tra mille difficoltà (come l’anno scorso, seppure in presenza), svilendo la portata degli esami a inizio secondo quadrimestre con evidenti conseguenze sulla qualità dello studio dei ragazzi.
La Legge di bilancio si connette direttamente con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) che prevede uno stanziamento a regime per le spese di funzionamento delle scuole dell’infanzia e dei nidi che saranno attivati con i fondi del Piano di azione pluriennale per la promozione del Sistema integrato 0-6. La legge stanzia fondi per rimuovere gli squilibri territoriali nell’erogazione del servizio asili nido per il raggiungimento di un livello minimo che ciascun comune o bacino territoriale è tenuto a garantire, che è fissato nel 33% inclusivo del servizio privato.
Infine, il Fondo per l’edilizia scolastica è rifinanziato per un importo di 2 miliardi di euro nell’arco temporale che va dal 2024 al 2036.
Ribadiamo che una nuova didattica, e un’organizzazione flessibile dell’insegnamento e dell’apprendimento (già previste dal DPR 275/1999) non possono esistere senza una rivoluzione dello spazio fisico della scuola. Le aule in cui oggi lavoriamo sono sostanzialmente le stesse di un secolo fa perché i mq previsti raramente consentono una distribuzione diversa degli arredi, né l’inserimento di altri arredi funzionali alla didattica.
Misure per il rilancio della competitività del sistema di formazione superiore. Il fondo per il finanziamento ordinario delle università è incrementato di 230 milioni per l’anno 2022, 515 milioni di euro per l’anno 2023 e 765 milioni per l’anno 2024, di 815 milioni per il 2025 e di 865 milioni annui a decorrere dal 2026: l’incremento è destinato all’assunzione di professori universitari, ricercatori e personale tecnico amministrativo al fine di raggiungere gradualmente gli standard europei in ordine al rapporto tra il numero dei docenti e del personale tecnico amministrativo e quello degli studenti.
Ricordiamo che il PNRR (il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) ha previsto 17 miliardi per il settore.